Al momento dela stesura di queste righe la lezione magistrale tenuta dalla Prof.ssa Mihaela van der Schaar si è appena conclusa.

Ancora una volta Amsterdam diventa la capitale europea per chi cerca ogni giorno di unire la pratica clinica, quella vera — al letto dell’ammalato — con le nuove tecnologie che dovrebbero, almeno sulla carta, migliorare l’approccio clinico, creare una medicina personalizzata e per questo ottimizzata per le specifiche esigenze di ognuno. Checchè se ne dica, infatti, ogni paziente è unico nelle sue caratteristiche, e le sue necessità — e la sua prognosi — vanno al di là del tempismo e dell’appropriatezza con cui una terapia viene iniziata.

Teatro dell’evento ancora una volta la Vrije University (nella prima giornata) ed il futuristico ospedale Amsterdam UMC (University Medical Center), negli spazi offerti dall’Anestesiologia e Terapia Intensiva per quel che riguarda il programma della seconda giornata.

Ma andiamo con ordine.

Chi è Mihaela van der Schaar

Docente all’Università di Cambridge, ha all’attivo oltre 600 papers (al momento della sua visita). Gestisce un gruppo di ricerca composto da 20 persona — tra data scientis, fisici e matematici — che attualmente è focalizzato sull’applicazione della teoria alla base del Machine Learning — oggi sublimata e portata all’ennesima potenza sotto il nome di Intelligenza Artificiale — applicata alla Medicina.

Le due giornate si sono svolte di fatto sotto la sua supervisione, in una sorta di grande brainstorming in cui i dottorandi e post-doc hanno parlato dei loro progetti di ricerca — e lei con grande umiltà ha fornito il suo contributo, in uno scambio tra pari.


Prof.ssa van der Schaar è attiva su vari frangenti sul lato medico, ed i suoi progetti su cui è attiva sono valutabili sul sito vanderschaar-lab.com.

Lei stessa promuove una chiacchierata online mensile, al fine di supportare ed incentivare il confronto di idee tra pari, ed invita chiunque possa essere interessato ad unirsi al salotto virtuale. E’ chiaro come il potenziale sia tanto, ma non è ancora chiarissimo verso che direzione svilupparlo.

Tanti progetti, poco disruptive

I progetti portati avanti nella mattinata erano tutti particolarmente interessanti. Alcuni davvero promettenti ed utili, seppur orientati ad un’utenza medica di nicchia (Rianimatori, per l’appunto).

Tra i tanti, due ho trovato particolarmente curiosi: nel primo venivano poste le basi per predire un possibile deterioramento clinico sulla base del monitoraggio cruento e continuo dei parametri vitali nei pazienti post-operati; il secondo invece come la ventilazione meccanica invasiva (IMV) potesse essere variata e customizzata nel tempo, in base alla modificazione intrinseca dei restanti parametri e del metabolismo stesso del paziente — influenzato a sua volta dal suo stato metabolico corrispondente alla fase specifica del suo decorso (che fosse post-operatorio o in corso di sepsi).

Progetti interessanti, sicuramente dal grande impatto clinico per il futuro, una volta omologate ed estese eventuali tecnologie.

Tutto bello, tutto utile. Ma quanto lo è davvero?

Altri progetti

Il van der Schaar Lab ha una serie di progetti open source realizzati dal suo team di ricerca, messi a disposizione gratuitamente a quella che è, a tutti gli effetti, la sua community.

Conclusioni

Sul finale un po’ filosofico, un po’ sognante.

Sicuramente coinvolgente. Vedere tanti colleghi così attivi, lanciati, dinamici, sognanti in un futuro plasmato secondo la propria opera — è stato un momento per ragionare su quel che si è ma soprattutto su quel che si vorrebbe diventare.